in programma due celeberrime Sonate per violino e pianoforte: la “Primavera” di Beethoven e quella in la maggiore di Franck
CATANIA – Sono arrivati giovanissimi al top della scala artistica mondiale, e ci stanno saldissimamente in sella più o meno da cinquant’anni. Mai una flessione nella partecipazione da parte del pubblico, mai palesata una crisi dentro la loro ispirazione. Due vite per la Musica, quelle di Uto Ughi e Francesco Nicolosi, perché è di loro che parliamo. Sempre applauditi nelle sale più prestigiose del mondo, in recital, o come solisti con le orchestre e i direttori più blasonati. E dopo decenni di carriera, trovano ancora nel cuore di ogni partitura la loro dimensione più autentica. Segni particolari: sono dei grandissimi virtuosi, degli extraterrestri del pentagramma, e una cifra li accomuna a tutti i celebri musicisti che hanno varcato la soglia del Teatro Massimo Bellini: l’ammirazione – che si fa dipendenza – per la bellezza e l’acustica della stupefacente sala del Sada, dove tornano e trionfano ogni volta con rinnovato entusiasmo. Eh, sì!, Uto Ughi e Francesco Nicolosi sono proprio di casa nel tempio etneo della musica, che martedì 15 febbraio, alle ore 20.30, lì ospiterà in uno degli appuntamenti più attesi della stagione concertistica.
“Suonare qui è un’esperienza incredibile che esalta il suono del mio Guarneri del Gesù”, sottolinea Ughi. “Non chiedetelo a me quanto amo questo gioiello … oltre tutto sono catanese”, raddoppia Nicolosi, direttore artistico dell’ente dal 2015 al 2019.
Insieme, o meglio in duo (Ughi violino, Nicolosi pianoforte: ma che lo specifichiamo a fare?), saliranno con entusiasmo sul palcoscenico catanese, consapevoli che il pubblico li conosce e li ama, senza bisogno di presentazioni, così come non serve presentare i due capolavori assoluti che eseguiranno. Ovvero, nella prima parte, la soggiogante “Primavera” beethoveniana, titolo con il quale è famosa l’apollinea ma soggiogante Sonata per violino e pianoforte n. 5 in fa maggiore op.24, composta dal Titano di Bonn nel 1801. Per approdare, nella seconda parte, alle venature – ore mistiche ora sensuali – della Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di César Franck, uno dei primi e più riusciti esempi – era il 1886 – di utilizzo ciclico dei temi, applicato in questa forma musicale.
Due pagine, quelle di Beethoven e Franck, perfette per esaltare e coniugare al massimo espressività e tecnica di Ughi e Nicolosi, i superbi interpreti chiamati al cimento esecutivo.
Erede della tradizione che ha visto fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche, Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia. Quando era solo dodicenne, la critica scriveva: “Deve considerarsi un concertista artisticamente e tecnicamente maturo”. Ha studiato con George Enescu, già maestro di Yehudi Menuhin, e la sua ascesa non ha conosciuto soste, da vivo come in sala d’incisione.
È in prima linea anche nella vita sociale del Paese, e il suo impegno è volto soprattutto alla salvaguardia del patrimonio artistico. In quest’ottica ha fondato il festival “Omaggio a Venezia”, al fine di raccogliere fondi per il restauro dei monumenti. Poi il festival “Omaggio a Roma”, mirato alla diffusione del patrimonio musicale internazionale. Dal 2003 e tali ideali sono stati ripresi e portati avanti dal festival “Uto Ughi per Roma”.
Il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i meriti artistici di un’esistenza irripetibile, raccontata nell’autobiografia: “Quel Diavolo di un Trillo. Note della mia vita”.
Oltre al prezioso violino del 1744, dal suono caldo e scuro, forse uno dei più bei “Guarneri” esistenti, Ughi suona uno Stradivari del 1701, altrettanto inestimabile, denominato “Kreutzer”, perché appartenuto al violinista a cui Beethoven ha dedicato la famosa Sonata.
Stellare anche il percorso di Francesco Nicolosi, che parte all’età di diciassette anni dalla sua Catania alla volta di Napoli dove incontra Vincenzo Vitale, didatta tra i migliori della tradizione pianistica italiana. Ben presto ne diventa uno dei migliori allievi, tanto da essere considerato a tutt’oggi uno dei massimi esponenti della scuola pianistica partenopea
È stato insignito dei più ambiti premi internazionali, come il ‘Bellini d’oro’, il Premio alla carriera ‘Domenico Danzuso’, il Premio ‘Sergei Rachmaninov International Award’ a Mosca. A lungo titolare di cattedra presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli, tiene regolarmente master class in Italia e all’estero.
All’attività concertistica affianca da molti anni la direzione artistica di istituzioni ed eventi musicali di livello internazionale. Ricopre, tra gli altri, l’incarico di Presidente e direttore artistico del Centro Studi Internazionale Sigismund Thalberg con sede a Napoli, che svolge una riconosciuta attività di ricerca sulla figura del grande pianista austriaco, fondatore della Scuola pianistica napoletana.
L’autorevole critico e musicologo Paolo Isotta ha scritto di lui: “Nessuno oggi gli può essere accostato per la luminosità del suono, la capacità di cantare e legare; egli va considerato uno dei migliori pianisti viventi”.
Ma non servono biglietti da visita per due stelle assolute come Uto Ughi e Francesco Nicolosi, che gli appassionati della grande musica amano da generazioni.