Suoni e ritmi dall’Argentina. La Misa Criolla di Ariel Ramírez

Suoni e ritmi dall’Argentina. La Misa Criolla di Ariel Ramírez

Suoni e ritmi dall’Argentina. La Misa Criolla di Ariel Ramírez, uno dei pochi, rari, entusiasmanti capolavori della musica latino-americana degli anni Sessanta del Novecento, sarà al centro del concerto, organizzato dal Teatro Massimo Bellini di Catania, nel Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini, nell’ambito della rassegna “Porte aperte Unict 2019 – L’Università nella città”. Composta nel 1963 per un ampio organico, appositamente immaginato per l’occasione, la Misa Criolla per due solisti, coro misto, percussioni, tastiera e strumenti andini, venne composta da Ramírez, compositore di solida formazione accademica al Conservatorio di Santa Fe, in risposta alle sollecitazioni di Atahualpa Yupanqui, celebre cantante folk argentino, che gli aveva suggerito di approfondire la musica dei gaúcho e dei creoli delle montagne andine. Da qui l’idea di un componimento che fonde l’ordinario della messa cattolica, intonato in spagnolo, con elementi del folklore andino, a livello a livello ritmico (la vidala e la baguala, utilizzati nel Kyrie, la chacarera trunta, per il Credo, e la cochahamba per il Sanctus) e delle influenze della danza (il carnavalito su cui è impostato il Gloria), fino all’Agnus Dei, che conclude il breve componimento nello stile delle musiche della Pampa argentina. Dedicata a due suore tedesche, Elisabeth e Regina Brückner, che avevano aiutato i prigioniei di un campo di concentramento, la Misa venne personalmente offerta dall’autore a Paolo VI nel 1964.

La nuova esecuzione, promossa dal Bellini, schiera come protagonista la compagine corale dell’Ente, che sarà per l’occasione diretta da Luigi Petrozziello. La locandina è completata dal tenore Antonio Alecci, dal pianista Gaetano Costa, dai chitarristi Giuseppe Raiti e Francesco Schifano, dai percussionisti Giovanni Caruso, Enrico Caruso, Pierpaolo Longo: tutti impegnati in una composizione crossover, che associa parole spagnole e musiche andine per volgere lo sguardo verso l’alto e inviare un messaggio di speranza “en las Alturas”.