Il capolavoro verdiano sarà in scena al Teatro Massimo Bellini
per sette repliche dal 29 ottobre al 6 novembre con un cast di eccellenza che vede sul podio Jordi Bernàcer
“Rigoletto” secondo Leo Nucci
Il grande baritono costruisce una regia che esalta la partitura di Verdi e la fonte di Hugo
Continua intanto la campagna abbonamenti alla nuova stagione 2024-25.
Il diritto di prelazione scade il 31 ottobre per la concertistica e il 30 novembre per la lirica.
CATANIA – Cresce al Teatro Massimo Bellini di Catania l’attesa per l’allestimento del “Rigoletto” verdiano affidato alla regia di Leo Nucci, artista di fama planetaria che non ha certo bisogno di presentazioni. Annoverato tra i maggiori baritoni di tutti i tempi ed interprete di riferimento del ruolo eponimo, Nucci si è imposto via via anche come maestro della messinscena, fautore di una visione fedele allo spirito del compositore.
Penultimo titolo della Stagione di opere e balletti 2024, il celeberrimo melodramma del Bussetano verrà rappresentato riproponendo in parte la sontuosa produzione realizzata dall’ente lirico catanese nel 2021 per il Teatro Antico di Taormina, che vide protagonista e regista proprio Leo Nucci, direttore Plàcido Domingo. L’allestimento rivive ora profondamente modificato, e non solo per adattarlo alla diversa fisionomia del palcoscenico indoor, ma per venire incontro ad un ulteriore sviluppo della visione registica.
In primo piano le pluripremiate formazioni del Teatro Massimo Bellini, l’Orchestra e il Coro. Sul podio ritorna lo spagnolo Jordi Bernàcer, bacchetta di fama internazionale, maestro del coro Luigi Petrozziello. Le scene sono di Carlo Centolavigna, costumi di Artemio Cabassi, coreografie di Giuseppe Bonanno, luci di Bruno Ciulli.
Lo spettacolo sarà in calendario per sette rappresentazioni dal 29 ottobre al 6 novembre. La stagione lirica in corso si concluderà in dicembre con La Gioconda di Ponchielli. Nel frattempo prosegue la campagna abbonamenti per la nuova e ricca stagione 2024-2025: il diritto di prelazione scade il 31 ottobre per la concertistica e il 30 novembre per la lirica.
L’esecuzione di Rigoletto può contare su un cast vocale di alto livello, che vedrà alternarsi i baritoni George Gagnidze, Roman Burdenko e Anooshah Golesorkhi nel ruolo del titolo, i tenori Ivan Magrì e Valerio Borgioni (il duca di Mantova), i soprani Enkeleda Kamani, Alina Tkachuk e Federica Foresta (Gilda); i bassi Ramaz Chikviladze e Valentin Azarenkov (Sparafucile), i mezzosoprani Elena Belfiore e Mariam Baratashvili (Maddalena), i bassi Luca Dall’Amico e Viktor Shevchenko (il conte di Monterone). Completano il cast Elena Borin (Giovanna), Fabrizio Brancaccio (Marullo), Riccardo Palazzo (Matteo Borsa), Gianluca Failla (il conte di Ceprano) Sonia Fortunato (la contessa di Ceprano), Angelo Nardinocchi (un usciere di corte), Ylenia Iasalvatore (un paggio della duchessa).
Si rinnova così il fascino immortale del melodramma musicato da Verdi sul libretto in tre atti di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma storico di Victor Hugo Le Roi s’amuse.
Rigoletto esordì al Teatro La Fenice l’11 marzo 1851 dopo travagliate vicissitudini innescate dall’ostracismo della censura austroungarica, che lanciò strali contro la dissolutezza di costumi attribuiti ad un sovrano, il soggetto ritenuto scabroso e l’empietà insita nella maledizione. Verdi non si arresse, esaltato dal lavoro di Hugo che riteneva – «il più gran soggetto e forse il più gran dramma de’ tempi moderni. Tribolet è creazione degna di Shakespeare!»
La partitura sarebbe stata la prima della cosiddetta “Trilogia popolare” che avrebbe portato ad altri due capisaldi del teatro musicale romantico, Il trovatore e La traviata.
Dopo “gli anni di galera”, come li definì lo stesso Verdi, Rigoletto segna una svolta nella parabola ascendente di Verdi, che si innamora del personaggio di Rigoletto, perfetta configurazione del baritono verdiano, di cui Leo Nucci è stata esemplare incarnazione. Fino ad essere identificato con il personaggio del giullare deforme, interpretato in oltre 560 recite ufficiali nei più grandi teatri di tutto il mondo, di cui – come accenno di vanità – alla Scala 38, al Metropolitan di New York 20, all’Arena di Verona 24, a Vienna 23, al Royal Opera House di Londra 12, al Regio di Parma 23 e anche a Catania e Palermo, tanto per citare le tappe più rilevanti
Scrive Leo Nucci nelle note di regia: «Il mio sogno era realizzare un Rigoletto o Triboletto, come lo chiama Verdi nel manoscritto e nelle lettere, il più possibile corrispondente alla fonte letteraria del libretto, e cioè Le Roi s’amuse di Victor Hugo. Sappiamo che fu la censura di allora ad imporre di modificare il titolo e il luogo in cui era ambientata la vicenda. Viviamo un momento storico difficile, dove parlare di ‘bellezza’ a volte suona come un’offesa, parlare di ‘intelligenza’ può sembrare una provocazione, il ‘rispetto’ suona quasi sminuente. Il pubblico non viene all’opera solo per ascoltare i brani più celebri. Sono convinto che desideri apprezzare quello che il compositore, in questo caso Verdi, voleva trasmetterci. Per questa produzione di Rigoletto non ho piegato la drammaturgia a mio piacimento, ma ho cercato di capire, studiandole per anni, le intenzioni dell’autore. Perciò qui cerchiamo di rappresentare Rigoletto come fu pensato, realizzandone quella che Verdi chiamava mise en scène».
E come il Bussetano, anche Nucci prende le mosse dalla fonte francese e chiosa: «Si racconta, tanto per sorridere un po’, che quando Hugo andò ad assistere alla rappresentazione di Rigoletto a Parigi uscì infuriato senza salutare il musicista, dicendo – pare – che per Verdi fosse facile avere successo, visto che con la musica poteva far parlare contemporaneamente quattro persone che dicevano cose diverse. Verdi e Piave hanno un’intuizione modernissima, attuale: alla morte di Gilda, Rigoletto chiude dando tutta la colpa alla maledizione. Ecco la novità! Il padre non si assume la responsabilità della tragedia accaduta a sua figlia e punta il dito, in questo caso, verso la superstizione: nulla di più irrazionale, ma anche sconvolgente per chi ascolta, perché sempre molto attuale! Quante volte sentiamo dire «non è colpa mia»! Con gli anni sono arrivato a pensare che il grande Victor Hugo sia rimasto scioccato proprio dall’intuizione di Verdi. Infatti, nel finale di Le Roi s’amuse Triboulet grida: «ho ucciso mia figlia», facendo scadere lo splendido dramma nell’ovvietà. Ma sempre, sia in Rigoletto come anche ne Le Roi s’amuse, l’uomo di potere se ne va cantando, sano e salvo. Grande coup de théâtre.»
La tragedia del buffone viene qui riportata alla corte fu Francia, spiega ancora Leo Nucci: ,,,::Rigoletto, come fa intuire nel monologo della seconda scena, è succube della vita, della società, un salariato al quale è concesso dispensare cattiverie solo perché è protetto: il Duca nel primo concertato glielo ricorda chiaramente. In effetti le opere, e specialmente quelle verdiane, si capiscono dai cori e non dalle arie. Con il preziosissimo contributo di Alessandro Idonea, Artemio Cabassi, Carlo Centolavigna cerchiamo di raccontare la storia rinascimentale di Rigoletto, che inizia – ahimè per i puristi – a Parigi nel Palazzo reale del Louvre, poi divenuto il più importante museo del mondo, e non a Mantova. Credo che le feste di Francesco I si svolgessero al Castello di Clos-Lucé, come testimoniano le testimonianze storiche, ma per Hugo – autore anche di Hernani – era importante mettere alla berlina il potere. Rigoletto è un grande dramma per la sua umanità e attualità, purtroppo certe cose non cambiano: cambia la tecnologia che abbiamo a disposizione per rappresentare, ma non l’animo umano”. Parola di un grande interprete, Leo Nucci, che il dramma di Rigoletto ha vissuto sulla scena con immedesimazione e verità.
Rigoletto
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Personaggi e interpreti
Rigoletto George Gagnidze/Anooshah Golesorkhi/ Roman Burdenko
Gilda Enkeleda Kamani/Alina Tkachuk/Federica Foresta
Il Duca di Mantova Ivan Magrì/Valerio Borgioni
Sparafucile Ramaz Chikviladze/Valentin Azarenkov
Maddalena Elena Belfiore/Mariam Baratashvili
Giovanna Elena Borin
Il conte di Monterone Luca Dall’Amico/Viktor Shevchenko
Marullo Fabrizio Brancaccio
Matteo Borsa Riccardo Palazzo
Il conte di Ceprano Gianluca Failla
La contessa di Ceprano Sonia Fortunato
Un usciere di corte Angelo Nardinocchi
Un paggio della duchessa Ylenia lasalvatore
Direttore Jordi Bernàcer
Regia Leo Nucci
Scene Carlo Centolavigna
Coreografie Giuseppe Bonanno
Costumi Artemio Cabassi
Luci Bruno Ciulli
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Direttore Allestimenti Scenici Arcangelo Mazza
Assistente alla regia Alessandro Idonea
Assistente alle scene Francesca Nieddu
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini