Terzo appuntamento cameristico consecutivo, nel cartellone sinfonico del Teatro Massimo Bellini, con un recital che vedrà protagonisti due solisti dei blasonati Berliner Philharmoniker, il violoncellista tedesco Martin Löhr e l’arpista francese Marie-Pierre Langlamet. Fondata nel 1882, la più importante orchestra sinfonica tedesca – di certo una delle più importanti del mondo intero – ha visto avvicendarsi alla sua direzione il gotha della storia della musica di tutti i tempi, dal leggendario Hans von Bülow a Wilhelm Furtwängler, da Herbert von Karajan a Claudio Abbado. E proprio a questi ultimi due direttori risale la scelta di inserire nell’orchestra i due artisti che si esibiscono adesso a Catania in un singolare duo: il violoncellista Martin Löhr, formatosi alla Musikhochschule di Amburgo come alla Juilliard School di New York, rinomato sia come solista sia come componente del Trio Jean Paul; e l’arpista Marie-Pierre Langlamet, originaria di Grenoble, che ha studiato al Conservatorio di Nizza e al Curtis Institute di Philhadelphia. Due eccellenze del camerismo internazionale, adesso attive anche in campo didattico come docenti all’Universität der Künste di Berlino e all’Accademia Herbert von Karajan dei Berliner Philharmoniker.
Particolarmente ricco di suggestioni è il programma impaginato per l’occasione, diviso in parti uguali tra una prima sezione dedicata al primo Romanticismo tedesco e una seconda al repertorio francese, a cavaliere tra Otto e Novecento. Sarà così possibile ascoltare alcune gemme del repertorio cameristico, a cominciare dai Phantasiestücke op. 73 e dalle Romanze op. 94 di Robert Schumann, accostate alla celeberrima Sonata in la minore, “Arpeggione”, di Franz Schubert, composta per il singolare strumento inventato a Vienna nel 1823 da Johann Georg Stauffer – oggi sostituito dal violoncello. Sarà poi la volta di un omaggio alla produzione di Gabriel Fauré e di Claude Debussy: il primo rappresentato da alcuni suoi capolavori, Élégie op. 24, Romance op. 69, Sicilienne op. 78 e Papillon op. 77; il secondo dalla Sonata in re minore, scritta nel 1915 per inaugurare un ciclo di sei componimenti rimasto incompiuto, una pagina immaginata seguendo i canoni dell’antica suite, particolarmente cara all’autore per la preziosa ricerca dell’equilibrio delle proporzioni.