Il Teatro Sangiorgi
Storia
“Catania, ah, Catania era bella al principio del Novecento. C’era un odore di cipria per le strade, delicato come i visetti delle donne che lo portavano… Si aggiungeva un gradevole odore di finimenti di cuoi per il gran numero di carrozze padronali, che scorrevano da un capo all’altro del corso”. Così l’immaginò, senza una conoscenza diretta per ragioni anagrafiche, Vitaliano Brancati nel racconto Singolare avventura diFrancesco Maria (1941) Allo stesso modo ci piace immaginare Catania agli albori del ventesimo secolo. Una città bella. E moderna. Che, al pari di altre città europee, vive una propria “belle époque”. Dove la gigantesca statura di Giovanni Verga mette in secondo piano, condizionandone in qualche misura la fortuna, altre, certo non inferiori, personalità di letterati e artisti. E dove le sollecitazioni del nuovo secolo fanno crescere anche la voglia di divertimento. È in una temperie storico-culturale vivace e piena di fermenti che Mario Sangiorgi, ex idraulico passato all’attività imprenditoriale – dapprima fabbrica cappelli, poi specchi, quindi spalliere per letti in ferro, più avanti lancerà la sedia thonet, costruendola in patria sul modello austriaco – pensa di creare una struttura, avveniristica nella sua concezione, di quelle che oggi saremmo portati a chiamare multimediali. L’intraprendente cavalier Sangiorgi ha visto qualcosa del genere in uno dei suoi viaggi a Parigi e gli pare che ripetere l’esperienza a Catania possa essere una buona idea. Si rivelerà una magnifica idea, visto che gli Esercizi Sangiorgi (che i catanesi continueranno a chiamare, sinteticamente, “il Sangiorgi”) non solo avranno grande fortuna, ma diventeranno un luogo della memoria per l’intera città, che vi ritroverà le linee per ricostruire la propria storia praticamente nell’arco di tutto il secolo.
Il Teatro Sangiorgi viene inaugurato il 7 luglio del 1900, con la Bohème di Puccini, direttore il maestro Filippo Tarallo, protagonista il soprano Bice Adami. È all’aperto, sarà ricoperto nel 1907, ristrutturato nel 1938. A cavallo fra Ottocento e Novecento Catania dispone di altre undici sale teatrali, nelle quali la fa da padrone il teatro di tradizione, con Grasso, Musco e Martoglio in grande attività, ma dove arrivano ogni tanto ospiti del calibro di Eleonora Duse o di Leopoldo Fregoli, persino Sarah Bernhardt. E appena dieci anni prima, nel 1890, s’è aperto l’atteso teatro lirico, il Massimo. La grande novità proposta da Mario Sangiorgi sta nel fatto che la struttura offre, con il teatro estivo dove si rappresentano opere, operette e spettacoli di prosa, un salone interno di caffè concerto, un ristorante, una sala da pattinaggio, vari spazi di ritrovo e di ristorazione (fra gli anni Quaranta e Cinquanta si doterà di altri servizi, tra cui un kursaal e un “diurno”, l’unico mai realizzato a Catania, per accogliere quanti arrivano dalle province vicine per acquisti e affari), e un albergo. Fin dal primo momento l’idea del cavaliere Sangiorgi si rivela vincente: un luogo posto nel centro della città, per giunta reso accogliente da architetture moderne, in uno stile Liberty al passo coi tempi – il progetto è dell’ingegnere Salvatore Giuffrida, gli stucchi e le decorazioni del pittore napoletano Salvatore Di Gregorio -, non può che essere la meta di tanti. Se poi la proposta artistica, pur adatta alle aspettative dei gaudenti in vena di emozioni proibite, non esclude “signore e signorine”, come puntualizza una pubblicità d’epoca, nè l’intero nucleo familiare che può passarvi un rilassante pomeriggio o una piacevole serata, fra uno spettacolo, una pattinata e un buon gelato, il gioco è fatto. E non sono escluse le sorprese: capita di assistere ad un avvenimento sportivo oppure a una proiezione cinematografica. La novella arte arriva al Sangiorgi nell’autunno del 1900 – vi si proietta Quadri dell’esposizione di Parigi -, esattamente dieci anni prima che a Catania si inauguri il primo cinema, l’Eliseo.
Fino al 1916, anno della sua prematura scomparsa, è lo stesso Mario Sangiorgi a curare gli interessi dei suoi Esercizi, con l’aiuto di impresari ed organizzatori. Poi la palla passerà al fratello Concetto, cui si affianca uno dei figli di Mario, Guglielmo Sangiorgi, che, dal 1938, assumerà in prima persona l’intera gestione, dandovi una personale impronta. Classe 1897, straordinario ed eclettico personaggio, scomparso nel dicembre del 2003 dopo aver superato il traguardo dei 106 anni, pioniere nella guida di autoveicoli e di velivoli, esperto di astronomia, con un passato di operatore cinematografico (nel 1925 realizza documenti filmati attualmente conservati alla Cineteca nazionale), di attore cinematografico (nel 1953 prende parte al film di Luigi Zampa Anni facili ed è al centro di una polemica mediatica a causa della forte somiglianza del suo personaggio, il Condottiero, con il generale Graziani), di giornalista-editore e di politico, con un’esperienza di pittore figurativo, Guglielmo Sangiorgi è stato fino agli ultimi momenti la lucida memoria della storia culturale catanese del Novecento.
Per un cinquantennio abbondante il Sangiorgi vivrà un’intensa e meravigliosa stagione. Dai suoi palcoscenici passeranno i miti dello spettacolo leggero – Totò, Josephine Baker, Renato Rascel, Fanfulla, i fratelli De Rege, Nicola Maldacea, Wanda Osiris, Nino Taranto -, i grandi del teatro – Angelo Musco, Giovanni Grasso, Raffaele Viviani, Ettore Petrolini, Maria Melato, Renzo Ricci, Ruggero Ruggeri, Salvo Randone, Emma Gramatica -, i divi della canzone – Armando Gill, Anna Fougez, Elvira Donnarumma, Gilda Mignonette, Alberto Rabagliati, Natalino Otto -, e ognuno lascerà una traccia, una foto o una dedica autografa.
Con la crisi del varietà, sul finire degli anni Cinquanta, il Sangiorgi subisce un destino comune a molti teatri in tutt’Italia (l’Ambra-Jovinelli di Roma, per esempio): si trasforma in cinema di quartiere, quindi, nei Settanta, a luci rosse, mentre le sue altre strutture subiscono un progressivo deterioramento, anche di natura fisica.
Ma con la decadenza ha inizio anche un processo di riscatto e di rinascita. Ci si accorge del grande valore storico che il Sangiorgi riveste per la cultura della città, si risvegliano nuovi interessi. Il Comune di Catania prima, dei privati dopo, si fanno sfuggire l’occasione di un acquisto necessario per un’operazione di recupero, e che un interlocutore trasparente come Guglielmo Sangiorgi rende anche economicamente conveniente. Nel 1988 l’Ente autonomo Teatro Massimo Bellini conclude finalmente le trattative ed acquista gli Esercizi Sangiorgi per destinarli al progetto di riutilizzazione che oggi è una bella realtà. L’ex albergo ospita già da qualche tempo gli uffici amministrativi dell’Ente, mentre tutto il resto è diventato una struttura nella quale si è riusciti a sintetizzare al meglio quanto rimaneva indenne, quindi recuperabile, della parte storica, con le istanze più moderne. Il prodotto finale – con una elegante sala teatrale, tutta una serie di spazi per eventi culturali e spettacolari, per varie occasioni d’incontro, che vengono, come si suol dire, restituiti a Catania e ai catanesi – riesce a tradurre in termini di attualità, restandogli pienamente fedele, l’assunto originario come segno di continuità. Un luogo che ha alle spalle un glorioso passato, adesso, può certo contare su uno splendido avvenire.
La rinascita
Il 16 novembre del 2002 uno dei luoghi della memoria più importanti di Catania, gli “Esercizi Sangiorgi”, in via Antonino di Sangiuliano, è stato restituito alla città con una semplice ma significativa cerimonia cui ha partecipato il figlio del fondatore, e lui stesso ex proprietario, quel commendatore Guglielmo Sangiorgi che all’epoca aveva 105 anni e la cui vita è sempre stata strettamente legata a quella del Teatro. Gli “Esercizi Sangiorgi”, costruiti in uno stile tardo Liberty, videro la luce con il Novecento. L’inaugurazione della sala teatrale avvenne il 7 luglio del 1900, con “Bohème” di Puccini. Nel Teatro Sangiorgi, parte più importante degli “Esercizi”, passarono tutte le “stelle” del teatro di prosa ma anche dell’operetta e dell’avanspettacolo di quegli anni ruggenti: da Totò a Josephine Baker, da Petrolini a Salvo Randone. Adiacente al Teatro,c’era anche un albergo ora trasformato negli uffici amministrativi dell’Ente. L’importante complesso, in stato di abbandono, era stato acquistato dal Teatro Massimo Bellini nel 1988, dopo dieci anni di trattative. I lavori di ristrutturazione e di restauro sono stati completati dopo 3 anni e mezzo. L’appalto, aggiudicato al “Consorzio Nazionale Cooperativa di Produzione e Lavoro Ciro Menotti” di Bologna, alla fine è costato 12 miliardi e 776 milioni di lire. Il progetto di ristrutturazione è opera degli ingegneri Salvatore Boscarino e Giovanni Pennisi e degli architetti Paolo Paolini e Matteo Arena. La ” parola chiave” dei quattro appassionati progettisti nel pensare il restauro dell’edificio è stata “conservazione”. Sono state così salvaguardate tutte quelle parti del complesso che costituiscono testimonianza di storia, di arte, di gusto di un’epoca. Un impegno forte, quello della riapertura del “Sangiorgi”, mantenuto superando tutte le sfide poste dall’esigenza di coniugare la salvaguardia degli aspetti più significativi del teatro con le normative, sempre più severe, sulla sicurezza degli edifici pubblici. Nel dettaglio, l’edificio è stato restituito al suo pieno utilizzo per i locali al piano terra, destinati al teatro. Nel primo, secondo e terzo piano sono stati ricavati gli uffici per il “Bellini”. L’ampio locale che si affaccia sulla sala teatrale, un tempo bar e club, è stato trasformato in foyer e dedicato alla memoria del critico musicale Domenico Danzuso. Il Teatro Sangiorgi, con i suoi 477 posti, serve ad assicurare alla città un’offerta diversificata rispetto a quella del Teatro Massimo Bellini: musica contemporanea, musica da camera, operetta come pure prosa e teatro sperimentale. Un percorso già avviato e che ha dato i suoi primi, importanti frutti.