Comunicato stampa
Il resoconto di fine mandato del sovrintendente Roberto Grossi: risultati, prospettive, rischi
«Il Teatro Massimo Bellini di Catania: una ricchezza di tutti da valorizzare, simbolo di un progetto di rinascita per la Sicilia. Gli obiettivi gestionali ed artistici raggiunti nell’ultimo quadriennio rischiano tuttavia di essere compromessi dalla grave riduzione dei finanziamenti pubblici».
E il sindaco Salvo Pogliese annuncia l’inserimento di un contributo nel bilancio della Città metropolitana.
CATANIA, 29 luglio 2019 – «Il Teatro Massimo Bellini fino ad oggi è vivo e sano ma rischia di tornare indietro», esordisce il sovrintendente Roberto Grossi in prima battuta, presentando il resoconto di fine mandato illustrato oggi in conferenza stampa al Teatro Sangiorgi alla presenza del sindaco Salvo Pogliese, presidente dell’Ente, e di un folto uditorio di giornalisti, rappresentanti delle istituzioni e addetti ai lavori. Nel commento delle slide – ricche di dati, grafici, immagini – scorre il racconto di un quadriennio proficuo seppur irto di difficoltà per la grave riduzione dei finanziamenti pubblici. Un problema oggettivo, connesso alla generale carenza di risorse, che spinge a trovare soluzioni adeguate: e Pogliese, manifestando il proprio apprezzamento per l’impegno di Grossi, ha annunciato che finalmente, dopo tanti anni di contributi azzerati per mancanza di risorse, nel bilancio della Città metropolitana verrà previsto un finanziamento per il Bellini, ancora non quantificabile, ma che vuole essere un segnale concreto di attenzione verso l’istituzione e un retaggio illustre, che nelle ultime stagioni ha avuto più volte modo di emergere. Come notava infatti Grossi: «Il rilancio del Bellini rispetto agli anni di crisi precedenti è sotto gli occhi di tutti, confortato dai concreti risultati. Il pubblico è stato in continua crescita, il teatro ha ritrovato la sua credibilità, una qualità artistica riconosciuta e apprezzata anche dalla critica nazionale. Nonostante le risorse sempre più esigue, passate dai 23 milioni di contributi pubblici del 2010 ai circa 14 del 2015, i bilanci sono stati portati in pareggio con uno stato patrimoniale attivo di circa 10 milioni e la capacità di autofinanziamento è cresciuta negli ultimi anni fino a coprire interamente le spese per la produzione artistica, i costi fissi della struttura e i servizi, assorbendo anche i debiti finanziari assunti nelle precedenti gestioni».
Grazie, infatti, all’incremento degli incassi del botteghino e degli abbonamenti, ad una strategia di diversificazione delle entrate (visite guidate, noleggio di scene e costumi, imprenditori privati che hanno sponsorizzato l’attività dell’ente) il Teatro è riuscito a portare avanti un piano di sviluppo, nonostante anche l’inadeguatezza degli strumenti a disposizione, a partire da quelli strutturali ed organizzativi, come per esempio l’organico bloccato e ridotto numericamente di giorno in giorno.
«Oggi – ha sottolineato il sovrintendente – il Teatro Bellini è quindi un esempio virtuoso rispetto al panorama delle fondazioni liriche che ricevono quote molto più elevate di contributi pubblici ma registrano debiti patrimoniali molto gravi. Intanto prende sempre più corpo il progetto di un festival dedicato al compositore catanese cui il teatro è intitolato, che è stato uno dei primi obiettivi di inizio mandato ma che non ha trovato sinora il sostegno della Regione fortemente sollecitato. Questo in estrema sintesi è lo stato di salute di una realtà culturale e artistica che merita di essere valorizzata e premiata innanzitutto con i finanziamenti necessari e costanti. Invece la misura dei contributi previsti nella Legge finanziaria regionale 2019 non garantisce nemmeno la soglia di sopravvivenza, sotto la quale un’istituzione tanto prestigiosa quanto virtuosa rischia il default».
A conclusione del suo mandato luglio 2015-luglio 2019, Roberto Grossi riassume così i risultati conseguiti nella gestione dell’ente e delinea il ventaglio delle prospettive future, che prosegue – «rischiano tuttavia di essere vanificate sia dall’incongruità dei finanziamenti (di Stato, Regione ed enti locali), sia da insostenibili rigidità burocratiche e amministrative che ingessano la produzione e la gestione stessa, a partire da quelle derivanti dalla natura giuridica di ente pubblico (unica in Italia per un teatro lirico) che contraddice le condizioni di efficienza ed elasticità operativa. Serve dunque una riflessione profonda e complessiva per poter guardare in avanti».
«Il Bellini è una risorsa – ha evidenziato Grossi – che vanta il brand siciliano più forte e riconosciuto soprattutto all’estero, in quanto si identifica con uno dei più grandi compositori del melodramma ottocentesco: un patrimonio che appartiene all’identità di tutti i siciliani e dei catanesi in particolare, che va “curato”, come dice Franco Battiato, e utilizzato a livello internazionale, non solo quale simbolo di una identità culturale, ma per creare altresì ricchezza economica, come avviene nel caso di Mozart in Austria, di Wagner a Bayreuth e – per restare in Italia – di Rossini a Pesaro, di Verdi a Parma, di Puccini a Torre del Lago. In questa direzione va il progetto “Capitale Cultura”, avviato dal teatro e teso a coinvolgere gli interessi dei privati in attività di merchandising legata ad un brand fino ad oggi poco considerato nelle stesse strategie dell’Ente e della Città di Catania. Il Teatro Massimo Bellini, in quanto ente autonomo regionale, è e deve essere uno strumento di servizio pubblico per la diffusione della conoscenza e cultura musicale, a beneficio dei giovani, delle famiglie, di tutti i cittadini. Con questa chiara consapevolezza si è voluto caratterizzare la programmazione di questi anni, guardando ai benefici sociali ma secondo logiche e parametri manageriali, per una sana e moderna gestione delle attività e dei servizi».
Il pubblico e la programmazione – «Al di là della bellezza del monumento, un teatro – ribadiva Grossi – ha motivo di essere per gli spettacoli che porta in scena e la partecipazione dell’utenza che ne fruisce. Un teatro è tale se è vitale, se il palcoscenico è fucina di interpreti e la sala piena di spettatori». E dal luglio 2015 il Bellini ha registrato un incremento della domanda, segno dell’entusiasmo del pubblico.
A conferma del recuperato rapporto e del rinnovato attaccamento degli appassionati, basta confrontare l’aumento del numero dei biglietti venduti: dai 51000 del 2014 si sale ai 97000 nel 2017. Nel 2018 sono circa 80.000, decremento giustificato con la diversa impostazione della stagione sinfonica, allineata con l’anno solare, che ha comportato una riduzione del numero dei concerti nel periodo autunnale; inoltre l’incertezza sull’assegnazione dei trasferimenti pubblici non ha consentito di poter attuare, se non in parte, il cartellone estivo.
Da rilevare che nel primo semestre 2019 è stato registrato un incasso di 1,114 milioni, circa il 17 per cento in più che nello stesso periodo del 2018. Degni di nota i significativi sold out per i titoli e gli artisti di maggiore attrazione: si pensi, ad esempio, alle esibizioni di stelle come Uto Ughi, Carmen Consoli, Franco Battiato, o ai Concerti di Capodanno. Tra le produzioni operistiche che hanno lasciato il segno: la prima mondiale moderna della Fedra di Paisiello, l’inaugurazione 2018 con La rondine di Puccini alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, e Gianluigi Gelmetti al suo esordio nell’incarico di direttore principale ospite al quale era stato chiamato con evidente prestigio dell’Ente; l’inaugurazione 2019 con Il flauto magico di Mozart, Gelmetti ancora sul podio e l’allestimento firmato dal grande Pierluigi Pizzi; la novità assoluta La capinera, omaggio al catanese Giovanni Verga, al cui celebre romanzo s’ispira il libretto di Mogol musicato da Gianni Bella, regia, scene e costumi di Dante Ferretti; e ancora Madama Butterfly con Gianna Fratta sul podio. Gli esempi potrebbero continuare. Il Bellini ha adempiuto la propria missione pubblica anche con concerti speciali, come quelli dedicati a Sant’Agata, commissionando nuove partiture sul tema del martirio della Santa Patrona.
I giovani – Particolarmente curati e proficui sono stati i rapporti con le scuole e gli istituti di alta formazione, con protocolli d’intesa che permettono agli studenti non solo di assistere agli spettacoli a condizioni agevolate, ma di partecipare attivamente alle attività dell’ente. Così la cattedra di Storia della musica, oltre a fornire consulenza scientifica per i programmi di sala, organizza i “Preludi all’opera”, la cui frequenza comporta l’acquisizione di crediti formativi. Allo stesso modo l’Accademia di Belle Arti, oltre a definire l’identità visiva, coinvolge gli studenti nell’impaginazione dei programmi di sala. Altre fruttuose sinergie si sono sviluppate con l’Istituto musicale Vincenzo Bellini.
Il Teatro Bellini è stato inoltre capofila, con La Scala, il San Carlo e il Massimo di Palermo, del progetto Pon “Legalit-Ars” sui mestieri dello spettacolo, una tradizione artigianale e d’arte che ha fatto grande il teatro italiano e rischia di andare irrimediabilmente perduta. Un altro progetto Pon, portato a compimento lo scorso anno con risultati eclatanti, ha riguardato la diffusione del Sistema Abreu per la musica d’insieme, che ha coinvolto centinaia di ragazzi dei quartieri a rischio. Una doppia operazione di oltre 1,8 mln di risorse europee, completamente realizzata e rendicontata nel triennio.
Ai giovanissimi delle elementari e medie inferiori dell’area metropolitana di Catania è stato dedicato un progetto di straordinario valore, che ha visto la presenza di oltre 40.000 studenti, ai quali è stato riproposto in chiave semplificata il balletto classico narrativo, all’interno di un progetto intitolato “Fiabe in punta di piedi”, realizzato in collaborazione con l’associazione di danza Play.
Giovani, e in buona parte siciliani, sono anche gli artisti – cantanti, solisti, direttori d’orchestra, ma anche registi, scenografi, costumisti – che il Teatro Massimo Bellini ha privilegiato in queste ultime stagioni, soddisfacendo a criteri non solo di economicità ma orientati a favorire il ricambio generazionale in un confronto a distanza ravvicinata con i grandi della lirica e del concertismo mondiale che, nonostante le accennate criticità, continuano a collaborare con un Ente che è ritornato ad essere tra i più quotati d’Italia.
Decentramento – Fuori le mura del magnifico monumento che lo ospita e con cui s’identifica, l’Ente ha portato le masse artistiche e tecniche nei luoghi storici della città, ma anche oltre i confini etnei, per obiettivi di ampio respiro. Dopo 23 anni è ritornato al Teatro Antico di Taormina: per La Traviata in coproduzione con il Massimo di Palermo; per il balletto Carmen formando una compagnia di giovani tersicorei guidati da José Perez; e infine per le trasmissioni Rai del Taormina International Book Festival, entrando con le note della propria Orchestra nelle case degli italiani insieme ad artisti come Noa e Simone Cristicchi. Di rilievo, per fare altri esempi, anche le trasferte nel prezioso teatro di Modica.
Ancora più ambizioso e articolato il progetto che ha visto il Bellini produrre, organizzare e coordinare la lunga stagione estiva approntata al Teatro Antico di Catania in collaborazione con il Polo regionale per i siti culturali e il Comune. La cavea di via Vittorio Emanuele è stata per due anni consecutivi riaperta e attrezzata dal Bellini per una programmazione che da giugno si è protratta fino a settembre, con un’amplissima offerta di musica e prosa che ha coinvolto le realtà teatrali e artistiche non soltanto del territorio. Tra le produzioni di maggior rilievo, Norma, Tosca, i concerti di Franco Battiato e Carmen Consoli, ma anche le presenze di artisti di chiara fama, come Gabriele Lavia, Michele Placido, Monica Guerritore.
Teatro Bellini Festival – Vincenzo Bellini rappresenta una delle personalità più celebri e celebrate della Storia della Musica. Di tale eredità la Città e l’Isola possono andare giustamente orgogliosi. Incrementare la produzione delle sue opere e, più in generale, mettere in valore il brand che il suo nome rappresenta a livello mondiale, può e deve diventare veicolo di benessere sociale ed economico.
In questa visione l’Ente ha portato avanti il Teatro Bellini Festival con concerti, convegni e soprattutto produzioni operistiche rigorosamente basate sulle edizioni critiche realizzate da Casa Ricordi. Il sovrintendente si è fatto promotore di un’azione volta a colmare la grave lacuna del riconoscimento del Festival da parte dello Stato, con un sostegno pluriennale. A tal fine è stato predisposto un disegno di legge con una relazione illustrativa, consegnata al Presidente della Regione Nello Musumeci, per un intervento presso le istituzioni nazionali.
Teatro Sangiorgi – Notevole riscontro ha avuto il cartellone “Un palcoscenico per la città” ospitato nella sala del Sangiorgi: la costruzione Liberty, che arricchisce la dotazione patrimoniale del Bellini, è stata finalmente riaperta stabilmente alla fruizione del pubblico anche a seguito di adeguamenti infrastrutturali sull’immobile. Oltre a presentare proprie produzioni, l’obiettivo principale del Bellini è stato offrire una casa alle principali associazioni musicali e teatrali etnee e siciliane, realizzando un’ampia rete, praticamente a costo zero, per valorizzare le più nuove e interessanti proposte musicali, per un totale di circa 60 eventi in due anni.
Sinergie istituzionali – Oltre ai citati protocolli d’intesa con l’Università e l’Accademia di Belle Arti, va ricordato quello con il Teatro Stabile di Catania per la realizzazione di progetti artistici e la condivisione di servizi e professionalità, in vari settori, dall’ambito tecnico alla comunicazione. E ancora i protocolli d’intesa con l’Azienda Municipale Trasporti e il Calcio Catania.
Incassi del botteghino e investimenti privati: un autofinanziamento virtuoso – Nella visione manageriale di quella che abbiamo definito “azienda culturale”, l’apporto del mondo imprenditoriale, sia in finanziamenti che in servizi, appare indispensabile. «Tanto più questo è vero – sostiene Grossi – per un ente come il Teatro Massimo Bellini, i cui contributi pubblici in questi anni sono riusciti a malapena, e non sempre, a garantire la sola copertura del costo del personale. Uno dei motivi di orgoglio di questa governance è che l’attività artistica e la gestione sono state essenzialmente autofinanziate attraverso gli incassi e un articolato sistema di sinergie con i privati, che hanno risposto all’appello del Bellini, a conferma della riconquistata credibilità e affidabilità dell’ente, concedendo sponsorizzazioni importanti e aderendo a progetti di collaborazione, che comportano tra l’altro la definizione di un progetto museale e una specifica attività di merchandising per inserire sempre più l’ente nel segmento del turismo culturale». L’esigenza di ovviare all’assenza di sponsorizzazioni, ha dato i suoi frutti, dall’introito iniziale di 30mila euro nel 2015 la cifra si è decuplicata fino ad arrivare ai 300mila del 2018, permettendo tra l’altro la produzione dell’opera La capinera, operazione premiata da amplissima risonanza mediatica. Altra fonte di guadagno e di immagine sono gli eventi extramusicali che il Bellini ospita nella sua straordinaria cornice: convegni di studio, premi e congressi, tra i quali si segnala quello della Federazione Nazionale Cuochi, che ha avuto anch’esso vasta eco internazionale.
I bilanci in pareggio – Nonostante i problemi finanziari pregressi, nonostante una struttura sottodimensionata sul piano del personale e soprattutto priva di figure tecniche di vertice, dal direttore amministrativo a quello tecnico e degli allestimenti, nonostante la palese necessità di una ristrutturazione dei locali e delle strutture di servizio, come ad esempio i laboratori, e di riportare la sala del Bellini alla capienza originale; nonostante queste ed altre criticità, nelle ultime stagioni una più rigorosa visione amministrativa, legale e gestionale ha garantito il pareggio di bilancio, grazie anche all’accennata strategia di autofinanziamento che, caso veramente raro e forse unico, ha portato a raddoppiare l’attività artistica, riducendo al contempo del 10 per cento la quota di costi fissi previsti nel triennio.
Il futuro della programmazione – «Il Teatro Bellini – ha chiarito Grossi – ha già da tempo definito la programmazione del 2020 e tracciato quella del 2021, secondo la modalità ordinaria di ogni teatro che si rispetti. Si tratta di cartelloni di grande qualità proposti dal direttore artistico Francesco Nicolosi che ringrazio per l’ottimo lavoro svolto. Il punto è però che il management non può sottoscrivere i relativi contratti con direttori orchestra, registi, cantanti, fornitori di beni e servizi. Il teatro rischia quindi così di vanificare il grande impegno profuso nella pianificazione e di pregiudicare la credibilità verso l’esterno».
Parliamo di produzioni di notevole rilievo nel panorama del teatro musicale internazionale. Da settembre a dicembre si succederanno i rimanenti titoli della stagione lirica 2019, a partire dal melodramma Il pirata, che rientra nell’ambito del Teatro Bellini Festival. Crescono altresì l’attesa e l’impegno per l’inaugurazione lirica 2019, con il titolo belliniano per eccellenza, Norma, che richiamerà l’attenzione del pubblico e della critica per il nuovo allestimento firmato ancora una volta da un maestro del calibro di Pierluigi Pizzi, mentre sul podio è confermata la presenza di Gianluigi Gelmetti. Avviata è inoltre la collaborazione con la Scala di Milano per ospitare una scelta selezione del prestigiosissimo corpo di ballo scaligero nello spettacolo che uno dei maggiori coreografi viventi, Angelin Preljocaj, ha costruito sulla Winterreise di Schubert, mentre il Ministero degli Esteri ha offerto la possibilità di essere presente, unico teatro italiano, all’Expo di Dubay 2020 per rappresentare il nostro Paese con La capinera di Mogol/Bella.
Il rischio default – «Questa concreta progettualità – ha evidenziato Grossi – richiede la certezza di bilancio, finora sempre inseguita a discapito di una programmazione tempestiva e coordinata. Le difficoltà finanziarie non devono infatti fare dimenticare che il teatro vive di musica. E siamo orgogliosi di aver portato al Bellini non solo i melomani, ma un pubblico nuovo, attratto da proposte in grado di attirare i giovani, le famiglie, i turisti». Nonostante il rinnovato interesse della platea, il Bellini sta esaurendo le risorse di circa 11,5 mln di euro assegnate ed utilizzabili per il 2019 dall’ultima Legge finanziaria regionale, con una decurtazione di circa 2 mln rispetto al 2018, per scendere ulteriormente a 8,5 mln per il 2020 e addirittura a 0 euro per il 2021.
«Per carenze nei capitoli di spesa – notava ancora il sovrintendente – la stessa stagione estiva 2019, si è attuata in misura fortemente ridotta rispetto al piano iniziale, con il danno del non pieno utilizzo dei dipendenti dell’Area Artistica e dei mancati incassi da sponsorizzazioni e dalle quote del Fus legate al numero degli eventi. È dunque mio dovere evidenziare, come già esposto nelle precedenti comunicazioni, la situazione di grave difficoltà in cui versa l’Ente sia sul piano delle risorse finanziarie a disposizione per l’assolvimento delle missioni istitutive e dei programmi di attività, sia con riguardo alla struttura organizzativa sempre più inadeguata, a fronte delle fuoriuscite.