Un capitolo fondamentale della letteratura cameristica beethoveniana è costituito, com’è noto, dalle partiture per Quartetto per d’archi, che hanno avuto in questo compositore un cultore massimo e un peculiare innovatore. Il recital che avrà luogo martedì 8 febbraio, alle ore 20.30, presenta tre tappe miliari del Titano di Bonn, tutte accomunate dalla tonalità in si bemolle maggiore: ovvero il Quartetto n.6 op.18 e il Quartetto n.13 op.130 con il ripristino della Grande fuga op.133. L’impegnativo programma vedrà protagonista il prestigioso e pluripremiato Quartetto Adorno, formato da Edoardo Zosi (violino), Liù Pelliciari (violino), Benedetta Bucci (viola), Stefano Cerrato (violoncello).
I Quartetti per archi di Beethoven sono complessivamente 16, più la Große Fuge che in origine costituiva appunto il finale dell’op.130. Si dividono, per convenzione, in tre gruppi: i sei Quartetti dell’op. 18 (1798-1800), in cui permane l’influenza dei capolavori di Haydn e Mozart; quelli della maturità, confluiti nell’op. 59, n. 1-3 (1805-1806), nell’op. 74 (1809) e nell’op. 95 (1810); e infine gli ultimi cinque e la Fuga (1822-1826), cioè le op.127, 130-133 e 135. Un arco di oltre 25 anni che abbraccia tutta la parabola artistica del compositore, dall’iniziale ricerca di uno stile personale alle inedite, audaci soluzioni che caratterizzano gli anni Venti. Inoltre il Quartetto per archi fu il genere prediletto da Beethoven, insieme alla Sonata per pianoforte, a motivo della dimensione intima e riservata.
I primi sei Quartetti furono pubblicati nel 1801 e dedicati al principe Lichnowsky. Nel sesto i primi due movimenti sembrano rispondere ai canoni convenzionali, ma già nello Scherzo l’autore se ne distacca perseguendo un’assoluta originalità di invenzione, che trova piena realizzazione nella complessità del Finale, rendendo merito dell’inclusione del Quartetto n.6 tra le pagine più rilevanti del primo Beethoven, basti pensare all’Adagio che egli stesso intitolò “La Malinconia”.
Il Quartetto n. 13 op.130 richiama invece il Divertimento settecentesco, con sei movimenti che alternano tempi rapidi e lenti. Al conflitto tematico il compositore preferisce la cangiante gamma espressiva che si libera nel concatenato sovrapporsi delle idee.
Beethoven scrisse anche un nuovo e più breve Finale al posto della Grande Fuga (1824 -1825). Tale sostituzione pare sia stata richiesta dall’editore, viste l’ampiezza e difficoltà del brano. In realtà la modifica appare coerente nell’ottica di una visione che, s’è detto, intende liberamente ispirarsi al Divertimento galante. È altrettanto vero che puntuali sono le corrispondenze fra la Fuga e il primo movimento dell’op.130.
Il recital catanese sceglie la virtuosistica edizione primigenia, che permetterà di esaltare le qualità del Quartetto Adorno, che si è fatto conoscere a livello internazionale aggiudicandosi il Terzo Premio (Primo non assegnato), il Premio del Pubblico e il Premio Speciale per la migliore esecuzione del brano contemporaneo di Silvia Colasanti, nell’edizione 2017 del Concorso Internazionale “Premio Paolo Borciani”. Nella storia trentennale della competizione, nessun quartetto italiano aveva ottenuto un riconoscimento così importante. Nel 2018 risulta vincitore anche del X Concorso Internazionale per quartetto d’archi “V. E. Rimbotti” e diviene inoltre artista associato in residenza presso la Chapelle Musicale Reine Elisabeth di Bruxelles.
Altro prestigioso riconoscimento artistico è il Premio “Una vita nella musica giovani 2019”.
Dallo stesso anno il Quartetto Adorno è supportato dal CIDIM. Il nome del gruppo, fondato nel 2015, è un omaggio al filosofo Theodor Wiesengrund Adorno che, in un’epoca di declino musicale e sociale, individuò nella musica da camera una chiave di salvezza per perpetuare un vero rapporto umano, secondo i valori del rispetto e dell’anelito alla perfezione.
Il Quartetto Adorno ha tenuto concerti per importanti Società Musicali italiane ed estere, come “London Chamber Music Society Series at Kings Place” e “Wigmore Hall” a Londra, “Ravenna Festival”, “La Società dei Concerti” di Milano, “Fondazione I Teatri” di Reggio Emilia, MITO Festival, “Festival dei Due Mondi” di Spoleto, Fondazione Chigiana” di Siena.
Collabora con grandi artisti quali: P. Badura-Skoda, B. Canino, A. Carbonare, F. Di Rosa, S. Gramaglia, L. Lortie, F. Meloni, P. Meyer, A. Oliva, G. Ragghianti, G. Sollima. Nel 2019 viene pubblicato il primo CD per Decca Italia con il Quartetto n. 3 op. 19 di A. von Zemlinsky e il Quintetto con Clarinetto di Brahms op. 115 insieme a Carbonare.
Nelle Stagioni 2019/20/21/22 è impegnato nell’esecuzione dell’integrale dei quartetti di Beethoven presso “Associazione Musicale Lucchese”, “Viotti Festival” a Vercelli, “Amici della Musica” di Cagliari, “Festival di musica da Camera” a Urbino, “Musikamera” presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia.
Edoardo Zosi suona il suo violino Ansaldo Poggi del 1929. Liù Pelliciari suona il suo violino Stefano Scarampella del 1917, appartenuto all’americano Sergiu Luca. Benedetta Bucci suona la viola Igino Sderci del 1939, appartenuta a Piero Farulli e da lui suonata durante i quarant’anni di carriera con il Quartetto Italiano. Stefano Cerrato suona il suo violoncello, un anonimo degli anni ’20 del 1900.