Da Čajkovskij a Čajkovskij. È questo l’originale percorso nella musica russa al centro del penultimo appuntamento del cartellone sinfonico del Teatro Massimo Bellini, prima della pausa estiva. Un grande classico del più celebre Pëtr Il’ič, nume tutelare della tormentata fin de siècle moscovita e pietroburghese, sarà infatti anticipato dalla Seconda Sinfonia, ‘Aquarius’, di Aleksandr Čajkovskij, uno dei più prolifici protagonisti della scena musicale russa, sin dagli anni Settanta del secolo scorso. Autore di un catalogo sterminato, che abbraccia una pluralità di generi, è autore di nove opere liriche, tre balletti e altrettanti oratori, cinque sinfonie e un poema sinfonico, numerosi concerti per strumenti solisti e orchestra, operette, musiche per il cinema e la televisione vari componimenti cameristici. Per il suo debutto sul palcoscenico etneo verrà presentata, in prima esecuzione siciliana, la sua Sinfonia n. 2, dal carattere fortemente evocativo: l’acqua e gli abissi, la notte e le stelle, la tempesta e la bellezza sono protagonisti di un itinerario emotivo che procede in un lungo, inarrestabile crescendo fino al luminoso, folgorante finale dell’opera.
Ben più famosa è la Quarta Sinfonia in fa minore, op. 36, che Pëtr Il’ič Čajkovskij compone nel 1877, anno capitale della sua parabola artistica, oltre che squisitamente umana. Nell’anno stesso in cui contrae con Antonina Miljukova, il musicista porta a compimento, insieme alla Sinfonia, anche il Concerto per violino e orchestra in re maggiore ed Evgenij Onegin, scene liriche in tre atti tratte dal capolavoro di Puškin. Evocato nella corrispondenza con Nadežda von Meck, il programma della Sinfonia ruota intorno all’idea del «Fatum, la forza inesorabile che impedisce alle nostre speranze di avverarsi; che sta in agguato, gelosamente, per impedire che il nostro benessere e la nostra pace possano diventare piene e senza nubi: una forza che, come la spada di Damocle, pende perpetuamente sul nostro capo e di continuo ci avvelena l’anima.» Tradotto in una fanfara, che attraversa il componimento dal primo all’ultimo movimento, il tema del destino si fa eco sinistra non tanto della morte, quanto della ricerca di una dimensione oltremondana, vagheggiata dal musicista.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, per l’occasione, figura la prima delle tre presenze femminili previste nella stagione sinfonica, quella di Anja Bihlmaier. Premiata al Concorso internazionale “Dimitri Mitropoulos”, la giovane direttrice tedesca si è formata al Mozarteum di Salisburgo ed è stata Direttore principale e musicale allo Staatstheater di Kassel, mentre dal 2021 ricoprirà la medesima funzione alla Deen Haag Orchestra in Olanda. Si è esibita in Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Svezia e Stati Uniti e vanta un repertorio che spazia dal repertorio sinfonico a quello lirico tra Sette e Novecento.