Correva l’anno 1917. Esattamente un secolo or sono, mentre la Prima Guerra mondiale volgeva ormai al termine, il fronte orientale s’infiammava per l’improvviso deflagrare della Rivoluzione d’ottobre, che avrebbe segnato la fine dell’Impero zarista e il sorgere dell’utopia comunista. Sintonizzarsi con quell’anno, con quel mondo, forse anche con quegli ideali costituisce l’orizzonte di attesa di una locandina impaginata in maniera preziosa, per mettersi in ascolto di diverse tendenze e interpretazioni. Due musicisti, Sergej Prokof’ev e Dmitrij Šostakovič, ne sono i protagonisti. Del primo verrà eseguito uno dei primi cimenti orchestrali, la Sinfonia n. 1 in re maggiore, composta nell’estate del 1917 à la manière di Haydn – e per questo denominata “Classica”, pregevole esempio di un Neoclassicismo che guarda al passato come prezioso esercizio di stile. Il luminoso esempio di Stravinskij – conosciuto pochi anni prima a Parigi – fa da sfondo a uno studio della più nobile tradizione viennese, riletta attraverso il prisma di un più moderno sentire, tipicamente russo. A far da specchio alla composizione di Prokof’ev sarà perciò la Prima Sinfonia, anch’essa in re maggiore, di Franz Joseph Haydn, composta nel 1795 secondo i canoni della Scuola di Mannheim.
Gli eroici furori del 1917 rivivono quindi nella Sinfonia n. 12 di Dmitrij Šostakovič, nella più fosca tonalità di re minore, composta nei primi anni Sessanta e dedicata alla memoria di Lenin. È la conclusione di un dittico ideale – aperto dalla Sinfonia n. 11, focalizzata sulla fallita rivoluzione del 1905 – che si propone come un vasto, magniloquente affresco sulla storia della Russia, e che qui si sofferma sull’”Anno 1917”, come recita il titolo del brano: dalla vigilia della Rivoluzione a Pietroburgo si passa alle campagne di Razliv, da cui Lenin dirigeva le insurrezioni, per poi descrivere l’incrociatore Aurora, che diede il via all’attacco al Palazzo d’Inverno, fino alla celebrazione dell’alba di una nuova umanità.
Pagina di imponente slancio epico, vedrà sul podio del Teatro Massimo Bellini il debutto di Eckehard Stier, specialista del repertorio sinfonico di Mahler e di Šostakovič. Formatosi a Dresda, è stato direttore musicale del Gerhart Hauptmann-Theater di Görlitz, in Germania, e della Auckland Philharmonia Orchestra, in Nuova Zelanda. Bacchetta versata tanto nella lirica come in più audaci escursioni crossover, inaugurerà il Sächsisches Mozartfest di Chemnitz nell’imminente edizione primaverile.