Günter Neuhold ritorna sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, ad appena un anno dal vibrante successo di Salome di Richard Strauss, nell’indimenticabile produzione firmata da Pier Luigi Pizzi. Beniamino del pubblico etneo, che ne apprezza le qualità direttoriali da oltre un ventennio, il direttore d’orchestra austriaco, allievo di due bacchette leggendarie come quelle di Franco Ferrara e Hans Swarosky, ha sempre trasformato in un autentico evento ogni sua presenza a Catania. Versato nel repertorio otto-novecentesco, anche in questa occasione ha impaginato una locandina che, accanto a due capolavori della letteratura romantica, propone una folgorante incursione nel repertorio del Secolo breve, proseguendo una ricognizione nella storia della musica sovietica avviata negli ultimi concerti.
Ad aprire il concerto sarà la celeberrima Ouverture Leonore n. 3, di Ludwig van Beethoven, composta in vista di una nuova versione dell’unico capolavoro melodrammatico del musicista, per l’appunto Leonore, licenziata nel 1806. Vasto affresco che efficacemente riassume le ragioni poetiche – e non soltanto squisitamente drammatiche – dell’opera, venne espunta nel 1814, e tuttavia recuperata da una lunga tradizione direttoriale, che fa capo a Hans von Bülow e Gustav Mahler, come intermezzo tra i due quadri del secondo atto. Risente di un’aura beethoveniana la Sinfonia n. 2, op. 61, di Robert Schumann, composta un trentennio più tardi e a lungo inscritta nel solco del lascito del compositore di Bonn: eseguita per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia il 5 novembre del 1846, con la direzione di Mendelssohn, ricorda il titanismo di un insanabile contrasto, di una scissione interiore sublimata dalla vittoria finale, nella luminosa tonalità di do maggiore che segna il trionfo del più ardito eroismo.
Incastonato tra queste due pagine è il Concerto per pianoforte e orchestra d’archi (1979) di Al’fred Garrievič Šnitke, presentato in prima esecuzione catanese, capolavoro del polistilismo del musicista russo perché combina – in un movimento unico, senza soluzione di continuità – le forme della variazione, della forma ciclica e della sonata a partire da un tema ricavato dalla liturgia ortodossa e da una serie dodecafonica. Pagina di accattivante temperie novecentesca, dominata da un basso albertino che ne diventa vettore melodico, vedrà come solista la pianista Emma Schmidt, viennese, allieva di Paul Badura-Skoda e vincitrice, nel 1969, del Concorso “Bösendorfer” di Vienna. Rinomata interprete del repertorio novecentesco, ha inciso i concerti per pianoforte di Šnitke, di cui è considerata interprete di riferimento.