S’inaugura al Sangiorgi il cartellone “Un palcoscenico per la città “, organizzato dal Teatro Bellini
“COMPARATICO”: CAPUANA, VIGO E LA BURLA CHE FECE NASCERE IL VERISMO
Lo spettacolo è prodotto dall’associazione Sajamastra.
Protagonista Pippo Pattavina, adattamento e regia Ezio Donato, musica Matteo Musumeci
Quando il giovane Luigi Capuana si presentò a Lionardo Vigo spacciando per antico racconto popolare la sua inedita novella “Comparatico”, non poteva certo immaginare che da questa burla sarebbe nato il Verismo, la stagione più felice della letteratura italiana.
A svelare la drammatica trama e a ripercorrere le tappe di questo appassionante caso letterario, ci pensa lo spettacolo che giovedì 14 febbraio alle 20.30 inaugurerà al Teatro Sangiorgi il cartellone “Un palcoscenico per la città”, promosso e organizzato dal Teatro Massimo Bellini.
“Comparatico” è una produzione dell’associazione Sajamastra che vede un attore del calibro di Pippo Pattavina vestire i panni di Capuana per raccontare la novella e come da essa generò il Verismo.
L’adattamento teatrale e la regia sono firmati da Ezio Donato, uomo di teatro e autorevole studioso. Le musiche originali, scritte da un compositore di fama internazionale come Matteo Musumeci, saranno eseguite dal vivo da Gianni Amore (fisarmonica) e Giovanni Raddino (pianoforte). In scena due primedonne come l’attrice Egle Doria (Filomena) e la cantante Giusy Schilirò (voce solista).
Come ben ricostruisce Ezio Donato, il primo testo stampato di “Comparatico” di cui si ha notizia risale al 1874 e figura nella “Raccolta amplissima di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo (1799 – 1879). Si tratta di un racconto in versi in “lingua siciliana”, come tutte le altre storie e leggende trascritte da Vigo. Alla fine del racconto figura una semplice sigla “Mineo, C.” che indica il paese dove la leggenda era stata raccolta dalla viva voce del popolo, e il suo raccoglitore, cioè Il giovane Luigi Capuana (1839 -1915). Dai versi e dalla metrica della composizione era plausibile dedurre che fosse opera di qualche cantastorie e perciò, oltre che cantata, era accompagnata anche dalla musica. Fino a questo momento il testo è, dunque, di autore ignoto e catalogato come frutto della letteratura orale e della genuina espressione dell’animo popolare, che nella seconda metà dell’800 altri illustri etnoantropologi, come Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino, raccoglievano in tutta la Sicilia. Senonché nel 1879, non appena morto Vigo, Luigi Capuana lo ripubblica nell’edizione da lui curata delle “Poesie in dialetto siciliano” di Paolo Maura, aggiungendo in appendice ventotto sue composizioni pseudo-popolari, fra le quali “Comparatico” col titolo mutato in “Lu cumpari”.
Nel 1882 ricompare in lingua italiana a firma di Luigi Capuana sulla rivista “Cronaca bizantina” e l’anno successivo nella raccolta di novelle “Homo” dello stesso Capuana che in una nota relativa a questa storia dichiarava che “l’autore di ‘Comparatico’ ha soltanto ripreso quello che è suo e che nel 1868 aveva osato presentare al Vigo come produzione popolare”.
Nel 1911, quattro anni prima della sua morte, Luigi Capuana, spinto forse dal successo e dai significativi profitti che il teatro poteva portare ai suoi autori, valga per tutti il successo dell’adattamento teatrale della novella “Cavalleria rusticana” del suo amico Giovanni Verga, riscrive la storia in versione teatrale in “quattru atti” in dialetto siciliano con il titolo “Cumparaticu”.
“L’interesse nei confronti di ‘Comparatico’ – osserva Donato – sta tutto nella sua genesi e nel suo accidentato percorso che da soli dimostrano come e dove sia nata una delle più felici stagioni della nostra letteratura e di quella siciliana in particolare, chiamata Verismo, senza la quale non ci sarebbero stati Verga, De Roberto, Pirandello, e forse anche quelli a noi più vicini come Brancati e gli stessi Sciascia e Camilleri”.
Basterebbe ricordare, a tal proposito, una lettera che, riferendosi a “Comparatico”, Verga da Milano scrive a Capuana nel 1882 e cioè un anno dopo la pubblicazione de “I malavoglia”: “Io non dimenticherò mai una tua novella in versi, passata al Vigo come canto popolare, in cui si tratta di un marito che fingendosi ubriaco la notte di carnevale, induce il ganzo di sua moglie ad andare in letto tutti e tre insieme, e lo sgozza. Quello è un piccolo capolavoro e devo confessarti che la prima ispirazione della forma schiettamente popolare che ho cercato di dare alle mie novelle la devo a te”.
Oggi ci accorgiamo che “Comparatico” ha un altro primato, questa volta non letterario, ma purtroppo collegato alla cronaca nera. Noi non sappiamo quanti fossero in Italia, all’indomani dell’Unità, i casi di femminicidio legati a gelosie da parte degli uomini nei confronti di mogli, fidanzate o amanti. Certamente molti, se si pensa, anche, alla legittimazione che potevano avere dal così detto “delitto d’onore”. Di conseguenza molte erano le opere letterarie che si ispiravano a quella cronaca. Il racconto di Capuana, invece, spacciato per autentica rielaborazione popolare di un fatto di cronaca, è il primo che narra, accanto al delitto passionale perpetrato da un uomo, un caso di infanticidio: il padre uccide il piccolo figlio per vendicarsi della moglie che lo ha tradito. Una vicenda terribile che allora si stentava a credere che fosse successa o che uno scrittore avesse potuto anche immaginarla. Constatiamo oggi, purtroppo, che la realtà supera di gran lunga qualsiasi immaginazione letteraria.