Nell’universo musicale ogni anno si ha l’occasione di celebrare i grandi compositori; dopo il Centenario di Giacomo Puccini ecco i 190 della morte del grande Vincenzo Bellini; e quale mezzo migliore per iniziare le celebrazioni 2025, se non Norma. Come era in uso il compositore scriveva, soprattutto, in funzione della o del protagonista; e Vincenzo Bellini decide di concentrarsi su un personaggio di estrema levatura, Norma, nella tragedia di Alexandre Soumet e dette il compito a Felice Romani di scrivere il libretto. Certo la vicenda della sacerdotessa che infrange per amore i suoi voti ed anche il motivo celtico-barbarico, con gli antichi riti nella sacra foresta druidica, appassionò non poco il romantico Bellini che compone il dramma di Norma in successione di numeri musicali di grande coinvolgimento, come il terzetto finale con Norma, Pollione e Adalgisa o “Casta Diva”, pagina meravigliosa che ha affascinato anche le protagoniste, una per tutte, Maria Callas, che nell’immaginario collettivo moderno è Norma. Vincenzo Bellini aveva a disposizione il soprano Giuditta Pasta, il tenore Domenico Donzelli, il soprano Giulia Grisi, facile pensare alla sua emozione nel musicare il poema di Alexandre Soumet. L’allestimento è curato da Hugo de Ana nella triplice funzione di regista, scene e costumi, con lo spettacolo che arriva da Sofia Opera. Un salone di un palazzo con imponenti colonne che scivolavano sul palcoscenico evidenziando l’uscita degli artisti e del Coro. De Ana ha calcato la mano sulla potenza dei soldati e la loro invocazione alla guerra, oltre a gestire i movimenti di Norma, quasi da cinema muto.
Il giovane maestro, Leonardo Sini, ha concertato l’opera sul podio della sempre attenta Orchestra del Teatro Bellini con gesto e piglio deciso per esaltare tutta la poesia e la drammaticità della partitura belliniana; ha tenuto come si suol dire in pugno la Massa corale, ben istruita e diretta dal maestro Luigi Petrozziello, e il palcoscenico. La compagnia di canto aveva il suo punto di forza in Irina Lungu, artista di grande temperamento vocale e scenico, bella voce, bel fraseggio e bella dizione; “Casta Diva”, benissimo interpretata, è stata accolta dal pubblico con calore. Carmela Remigio si alternava nella definizione della sacerdotessa con una linea interpretativa di rilievo. Il tenore Antonio Poli vestiva i panni di un Pollione sfrontato e innamorato delle due donne, Norma e Adalgisa, con buon registro acuto e buona linea di canto, mentre il tenore Ivan Magrì è stato vincente su tutti i fronti, bella e potente voce, registro acuto di rilievo e una vis scenica d’effetto. L’Adalgisa di Elisa Balbo ha avuto validi momenti con belle messe di voci e una linea di canto perfetto; con lei si alternava il mezzosoprano Aya Wakizono con bella voce timbrata e ricca di nuances melodiche. Carlo Lepore e Alessio Cacciamani si alternavano in Oroveso con ottimi risultati, come Marco Puggioni e Blagoj Nacoski nei panni di Flavio. Apporto determinante la Clotilde di Anna Malavasi e Alessandra Della Croce nel portare al successo lo spettacolo. Recite sold out! Con un pubblico festoso composto da tantissimi ragazzi (per la recita delle scuole) che ha accolto i protagonisti con calorosi applausi. L’Istituzione catanese parte sotto bei auspici con una stagione che si presenta interessante.