Sul podio dell’Orchestra torna Eckehard Stier, direttore ospite principale dell’ente lirico etneo
Il sovrintendente Cultrera: “Con la programmazione della Settima di Šostakovič, nobile inno al sacrificio di un popolo in difesa della patria, il Teatro Massimo Bellini continua ad esaltare i valori umani e civili incarnati dalla Grande Musica”
Leningradskaia – questo il sottotitolo in lingua originale della Settima Sinfonia di Šostakovič – è una partitura monumentale che occupa un posto speciale nella Storia tout court, e non solo in quella della Musica. La sua forza dirompente è infatti nell’avere reso universale la condanna della tragica occasio per cui la composizione venne alla luce. E averlo fatto in tempo reale, di pari passo con il lungo assedio stoicamente affrontato dalla celeberrima città natale del musicista nel corso del secondo conflitto mondiale. Complice la fulminea diffusione pianificata in Europa e oltreoceano, la Sinfonia “Leningrado” fece presto ad assurgere a manifesto ‘sacro’ contro non uno ma tutti i crimini di guerra.
È con il medesimo spirito che il Massimo catanese propone il pentagramma di questo possente racconto alla sensibilità del pubblico che sempre più assiduamente frequenta la ricca stagione concertistica. Come sottolinea il sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano: “L’arte musicale, al pari delle altre Muse, veicola messaggi importanti. Con la programmazione della Sinfonia n. 7 in do maggiore op.60, nobile inno al sacrificio di un popolo in difesa della patria, il Teatro Massimo Bellini continua ad esaltare i valori umani e civili incarnati dalla Grande Musica. Una narrazione che incrocia eroismo, sofferenza e vittoria degli oppressi sulla ferocia bellica. Un immenso insegnamento soprattutto per i giovani che hanno riscoperto i velluti del Bellini, chiamati a prendere atto dei corsi e ricorsi storici che turbano i rapporti tra i popoli e le nazioni”.
Il doppio appuntamento è per sabato 29 aprile alle 20.30 (turno A) e domenica 30 aprile alle 17.30 (turno B). Sul podio dell’Orchestra del Bellini torna Eckehard Stier, bacchetta di fama internazionale e direttore ospite principale dell’ente lirico etneo.
Continua così al Bellini la sequenza dei ripetuti sold out, dai cui emerge un forte incremento di studenti e under 30, per i quali sono previste agevolazioni e scontistiche. Particolarmente apprezzati i concerti monografici dedicati ai maggiori compositori, scelta anch’essa premiata dall’affluenza e entusiasmo degli appassionati. Dopo Ottorino Respighi e Beethoven, è ora la volta del maestro russo, di cui verrà appunto eseguita la più celebre delle sue 15 Sinfonie.
Per il profondo monito di cui è pervasa, è stato scritto che Leningradskaia sta alla musica come Guernica di Picasso alla pittura. Invero l’assedio più lungo e cruento della Storia fu una prova durissima per San Pietroburgo, che all’epoca era stata ribattezzata – e lo rimarrà per un lungo periodo – con il nome del dittatore sovietico. Šostakovič iniziò la creazione nel luglio 1941, quando l’assedio – destinato a protrarsi per quasi 900 giorni – era in atto da oltre un anno e aveva decimato la cittadinanza con cui il Nostro condivideva dolore e orrore. Scrisse così di getto, in settembre, buona parte del lavoro, prima di essere evacuato con la famiglia a Mosca. Avrebbe però completato la partitura il 29 dicembre 1941 a Kujbyšev, dove era stato ulteriormente trasferito dal governo insieme ad altri insigni artisti, tra cui il regista Sergej Ejzenštein, il violinista David Ojstrach e il pianista Emil Gilels. La prima esecuzione avvenne lì il 5 marzo 1942 con i musicisti del Bolshoj, anch’essi evacuati e poi rientrati nella capitale per fare ascoltare la Settima ai moscoviti.
Stalin in persona, che pure aveva a lungo osteggiato Šostakovič, si adoperò affinché il microfilm uscisse dai confini russi. Il bauletto corazzato viaggiò da Leningrado a Mosca via treno, per raggiungere Teheran in aereo e poi Il Cairo in auto. Tappa successiva New York, ancora in aereo, passando da Londra. Di fronte alla composizione, un alfiere della libertà e della democrazia cone Arturo Toscanini si disse «folgorato dalla sua bellezza e dal suo significato» e il 19 luglio 1942 diresse la prima americana a New York com la NBC Symphony Orchestra. Per promuovere l’evento, la propaganda sovietica fece giungere al Times, che la pubblicò in copertina, una foto in cui Šostakovič appariva sul tetto del Conservatorio di Leningrado, in divisa da vigile del fuoco. E il New York Times scelse per la recensione un titolo memorabile: «Via radio a tutte le nazioni. Le battaglie diventano musica». Venne trasmessa da più di mille stazioni radiofoniche e lo stesso accadde in Europa.
Ma la performance più commovente e significativa doveva ancora venire: il 6 agosto dello stesso anno venne interpretata dall’Orchestra della Radio di Leningrado. Sfidando i bombardamenti incessanti, le luci rimasero accese nella Sala della Filarmonica stracolma di spettatori, logori nei propri stracci ma uniti nella determinazione. I musicisti, richiamati appositamente dal fronte e diretti da Karl Eliasberg, erano altrettanto stremati dal disagio e dalla fame come tutta la popolazione, ma riuscirono nell’intento e le loro note rrisuonarono in tutta la città ancora assediata, grazie all’utilizzo di altoparlanti, piazzati per dimostrare ai soldati tedeschi che mai avrebbero occupato la gloriosa San Pietroburgo.
Da allora la fortuna della Settima non ha conosciuto flessioni e il “tema dell’invasione” è entrato nell’immaginario collettivo, quale colonna sonora di film e documentari incentrati sull’espansionismo nazista ma anche sulla Rivoluzione del 1917.
Concepito in diretta rispetto ai fatti e scritto con frenesia in un clima drammatico, il lavoro venne dunque caldeggiato al compositore con il preciso disegno di infondere forza agli assediati e richiamare l’attenzione mondiale sullo scempio in corso. Appena eseguita in Russia, la partitura cominciò perciò un parallelo quanto rocambolesco giro del mondo, grazie anche all’endorsement di Toscanini, finendo per assumere via via la valenza di una denuncia non rivolto unicamente verso la furia hitleriana, ma divenuta protesta globale per i numerosi focolai di guerra che tuttora infiammano diverse aree del pianeta.
Perciò questa narrazione epica è entrata nella Storia e nella leggenda. Elevato eppure atipico esempio di musica a programma, è sceneggiato in quattro tempi, sottotitolati rispettivamente “La guerra”, “Il ricordo”, “Gli spazi sconfinati della patria”, “La vittoria”. La partitura è una rigogliosa articolazione di temi e variazioni, iterazioni cicliche e peculiarità timbriche dovute alla generosa presenza delle percussioni.
A concertare e dirigere l’esecuzione catanese sarà il maestro tedesco Eckehard Stier. Nato e cresciuto a Dresda, è stato direttore principale dell’Auckland Philharmonia Orchestra dal 2009 al 2015. È apparso sul podio di prestigiose formazioni orchestrali, quali London Symphony, London Philharmonic, Tokyo Philharmonic, Melbourne Symphony, Dresdner Philharmonie, Staatskapelle Halle, Münchner Symphoniker, MDR Sinfonieorcheste, Robert Schumann Philharmonie Chemnitz e WDR Radio Orchestra Cologne. Con un vasto repertorio di oltre 80 titoli, Stier è affermato anche come direttore d’opera. Le sue interpretazioni di Richard Strauss e in particolare di Richard Wagner hanno ricevuto eccellenti consensi di pubblico e di critica.