Al Teatro Massimo Bellini, sabato 15 aprile alle ore 20.30 (Turno A) e domenica 16 alle 17.30 (Turno B) per la Stagione di Concerti
CATANIA – Fabrizio Maria Carminati e la sua passione per Ottorino Respighi: una predilezione che il maestro bergamasco, bacchetta di fama internazionale, nutre più ampiamente per “Il Grande Novecento Italiano”, filone che riveste uno spazio preciso in seno al cartellone impaginato dallo stesso Carminati, direttore artistico del Teatro Massimo Bellini. Parimenti versato nel repertorio belcantisco, in cui pure eccelle, Carminati ha costantemente dimostrato la sua intensa aderenza a Puccini e alla cosiddetta “giovane scuola”, come dimostrano i successi riscossi nella stagione in corso, che lo ha visto sul podio delle due Bohème, quella appunto pucciniana e quella di rara esecuzione di Leoncavallo, fino al recente trionfo di Adriana Lecouvreur di Cilea.
Anche sul versante sinfonico, Carminati ha programmato locandine in cui il patrimonio musicale del Secolo Breve viene esaltato attraverso pagine note e meno note. È il caso del concerto monografico che lo vedrà dirigere la prestigiosa Orchestra catanese e dedicato appunto a Ottorino Respighi, di cui verranno proposte tre creazioni: Vetrate di chiesa, Impressioni brasiliane, I pini di Roma. Il doppio appuntamento è per sabato 15 aprile alle 20.30 (turno A) e domenica 16 alle 17.30 (turno B) nell’ambito della Stagione di concerti.
In Vetrate di chiesa, sottotitolo “Quattro impressioni sinfoniche per orchestra”, si conferma la spiccata predilezione del compositore per le forme e i modi della musica antica. Si pensi, in primis, al canto gregoriano, fonte ispiratrice anche di questa suite, frutto della revisione e trascrizione per grande orchestra di tre pezzi per pianoforte, mentre il quarto movimento è stato composto ex-novo. Il lavoro venne eseguito per la prima volta il 25 febbraio 1927 alla Symphony Hall di Boston con l’orchestra diretta da Sergej Kusevitzkij.
Alle origini di Impressioni brasiliane sono invece le emozioni provate durante un soggiorno in Brasile insieme alla moglie Elsa. Respighi aveva dunque promesso ai dirigenti della Filarmonica di Rio di comporre una suite orchestrale ispirata alla tradizione musicale della nazione sudamericana. Diede perciò vita a tre dei cinque brani previsiti, un trittico eseguito in prima assoluta al Teatro Municipale di San Paolo il 6 giugno 1928. Se i primi due movimenti, Notte tropicale e Butantan, sono attraversati da un senso di mistero, ecco che il terzo, Canzone e Danza, è un omaggio alle radici latine dei suoni popolari del Brasile, con frammenti di melodie e danze sensuali.
Butantan è in particolare il nome dell’istituto di ricerche biomediche di San Paolo e i fiati evocano i movimenti sinuosi dei serpenti velenosi utilizzati per la produzione di siero medicinale. Il vivace Canzone e Danza si conclude a ritmo di Samba, tipico alla musica brasileira.
Non hanno bisogno di presentazioni I pini di Roma, uno dei capolavori che compongono la cosiddetta trilogia romana, che include appunto anche Le fontane di Roma e Feste romane. Ciascun movimento descrive l’ubicazione nella capitale di un gruppo di pini, nel corso delle ore della giornata. Il debutto ebbe luogo al Teatro Augusteo di Roma il 14 dicembre 1924, direttore Bernardino Molinari. La prima americana è del 14 gennaio 1926, sul podio Arturo Toscanini, al suo esordio con la New York Philharmonic. Toscanini avrebbe diretto lo stesso brano nel concerto di commiato dall’Orchestra nel 1945.
Il primo movimento, “I pini di Villa Borghese”, ritrae i bambini rumorosi che giocano ai soldati e marciano nella pineta. Il secondo, “Pini presso una catacomba” è – come è stato scritto – una “nenia maestosa” che descrive una pineta nei pressi di un rudere classico nella campagna della città eterna. Il terzo, “I pini del Gianicolo”, è ambientato di notte, presso il tempio di Giano sul colle che prende il nome dal dio bifronte, la cui porta si spalanca come nel mito, per segnare l’inizio di un nuovo anno. Respighi, non era mai accaduto, utilizza qui il canto di un usignolo per dare un tocco di vita reale. La registrazione venne realizzata su un fonografo Brunswick Panatrope. L’ultima sezione, “I pini della via Appia”, descrive gli alberi lungo l’antica via consolare, sulla quale marcia all’alba una legione sotto i cui passi trema la terra. Il compositore impiega la buccina, antica tromba oggi sostituita dal flicorno. Il brano si conclude proprio con un trionfo delle trombe mentre i legionari che approdano sul Campidoglio.
Interessante e raffinata appare dunque la scelta del programma impaginato, concertato diretto da Fabrizio Maria Carminati. Il maestro bergamasco ha esordito con La bohème nel 1993 al Teatro Regio di Torino, dove ha diretto 11 titoli d’opera e unasvariata serie di concerti sinfonici. Dal 2001 al 2006 viene nominato, per indicazione ministeriale, membro del C.d.A. dellaFondazione torinese. Dal 2000 al 2004 è direttore artistico del Teatro Donizetti di Bergamo e dal 2004 al 2007 della Fondazione Arena di Verona; nel 2008 e fino al 2015 diviene primo direttore ospite dell’Opéra di Marsiglia. Nel 2018 la Fondazione Teatro Verdi di Trieste gli riconosce il ruolo di primo direttore ospite, che ancora oggi ricopre. Dal 2020 è direttore artistico del Teatro Massimo Bellini di Catania. Regolarmente invitato a dirigere nelle maggiori istituzioni teatrali italiane e internazionali, ha all’attivo più di 65 titoli d’opera che lo rendono acclamato interprete di un vasto repertorio, dal belcanto italiano fino al ‘900, come Madama Butterfly e Tosca all’Opera di Roma, Maria Stuarda, L’elisir d’amore, L’amico Fritz, La sonnambula alla Fenice di Venezia, Il campanello, Carmen, Il barbiere di Siviglia, Lucia di Lammermoor, La traviata, L’elisir d’amore al Maggio Musicale Fiorentino. Tra le numerose incisioni discografiche, si ricordano Maria Stuarda (con il Teatro La Fenice di Venezia e il Donizetti di Bergamo), Il telefono, Il campanello, Le convenienze e inconvenienze teatrali, I pazzi per progetto, Fedora, Il pirata (con il Teatro Massimo Bellini di Catania).